Pietrarsa: la nascita della prima strada ferrata d'Italia nel 1839
La nascita delle ferrovie in Italia ha trasformato i trasporti e la società. Il Museo di Pietrarsa, con la prima linea Napoli-Portici celebra questo patrimonio, offrendo esperienze uniche e progetti innovativi come il turismo su linee storiche
La nascita delle ferrovie in Italia è strettamente legata al processo di industrializzazione e unificazione del Paese nel XIX secolo. In pochi decenni, lo sviluppo delle macchine a vapore, rese confortevoli i viaggi nonché il trasporto di merci anche su lunghe distanze. Durante la rivoluzione industriale, furono eseguiti i primi tentativi di applicazione della forza del vapore a dispositivi capaci di trainare veicoli. Questi esperimenti portarono alla nascita della locomotiva a vapore.
Il 3 ottobre 1839 fu inaugurata la prima linea ferroviaria italiana nel Regno delle Due Sicilie, voluta da re Ferdinando II di Borbone, con la tratta Napoli-Portici, lunga circa 7,5 km. Il tragitto fu percorso in appena undici minuti dalla locomotiva “Vesuvio”, progettata dall’ingegnere Armand Joseph Bayard De La Vingtrie. Ispirata al prototipo dell’inglese George Stephenson, il convoglio fu costruito in Inghilterra presso la R. B. Longridge and Company. Questo evento segnò l'inizio di un processo che avrebbe trasformato radicalmente i trasporti e le comunicazioni in Italia, nonché la sua economia e società.
L’anno successivo fu emanato il Decreto Reale per l’acquisto di una porzione del terreno su cui sarebbe sorto l’intero complesso di Pietrarsa, il primo nucleo industriale italiano (che precedette di 44 anni la fondazione della Breda e di 57 quella della Fiat). Successivamente, nell’ agosto del 1840, venne inaugurata la seconda ferrovia d’Italia, da Milano a Monza, segnando l’inizio di una serie di sviluppi ed innovazioni in ambito ferroviario. (scopri la timeline). Nel 1905 nacquero così le Ferrovie dello Stato, una tappa importante anche nel processo di unificazione dell’Italia.
Attivo fino agli anni ’70, con l’implementazione delle locomotive elettriche e diesel, si determinò il declino dei mezzi a vapore e, di conseguenza, l’opificio di Pietrarsa fu dismesso.
Nel 1977 le officine furono trasformate nel Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa e inaugurato nel 1989. Recentemente, il 6 marzo 2013, è stata costituita la Fondazione FS Italiane che si occupa di preservare e valorizzare il patrimonio storico e tecnico ferroviaria, disponendo di un ricco archivio audiovisivo, una biblioteca, svolgendo attività di cura e recupero dei rotabili storici e organizzazione di viaggi in treno storico su linee turistiche, come la tratta Napoli-Caserta che permette di vivere l'esperienza del viaggio a bordo di un treno d'epoca composto da vetture Centoporte degli anni ’30.
Gli edifici che ospitano il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa sono i padiglioni di quello che fu il Reale Opificio Meccanico, Pirotecnico e per le Locomotive. Le architetture sono state restaurate, gli spazi esterni valorizzati, grazie ai “Giardini del Mediterraneo” e l’installazione di un parapetto in vetro per la terrazza offre una vista mozzafiato sul Golfo di Napoli.
L’intero complesso si sviluppa su un’area di 36.000 mq, di cui 14.000 coperti, esponendo l’esatta riproduzione della locomotiva Bayard e delle carrozze del viaggio inaugurale della prima tratta, la carrozza 10 del Treno reale costruito dalla Fiat nel 1929 e dotata di tecnologie moderne dell’epoca, il treno presidenziale i cui interni sfarzosi furono curati dall’Arch. Giulio Casanova, composto dalla vettura salone Sz 1, il salone Sz 10 e la vettura “sala da pranzo”. Sono presenti nel museo, inoltre, diverse locomotive a vapore, diesel ed elettriche, per un totale di oltre 55 rotabili storici, e ancora oggettistica ferroviaria, modellini e il celebre plastico “Trecentotreni”, lungo 18 mt e largo 2 mt (realizzato in 15 anni da un ferroviere appassionato di modellismo).
Il modo migliore per arrivare al museo è in treno. Scegliendo tra un treno regionale della linea Napoli-Salerno o un treno storico (carrozze anni ’30) che parte dal centro di Napoli e arriva proprio a Pietrarsa. All’interno del museo è possibile usufruire di una visita guidata che permette di rivivere la storia museale del sito, di vivere un’esperienza in realtà aumentata, grazie alla proiezione di un filmato direttamente sulla prima locomotiva e, in ultimo, il simulatore di guida di un treno storico, che consente al visitatore di calarsi nei panni del macchinista, a bordo di una littorina.
Oggi, il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa rappresenta non solo un simbolo della storia e dell'innovazione industriale italiana, ma anche un luogo dove si fondono memoria e futuro.
Attraverso la sua vasta collezione di rotabili storici e oggetti ferroviari, il museo racconta l'evoluzione tecnologica del Paese e celebra il ruolo fondamentale che le ferrovie hanno avuto nello sviluppo economico e sociale dell’Italia.
Grazie al costante impegno della Fondazione FS Italiane, il cui Consiglio di Amministrazione è composto dal presidente, Prof. Mons. Liberio Andreatta, dal Dott. Roberto Mannozzi Direttore Centrale Amministrazione Bilancio, Fiscale e Controllo di FS Italiane, dall’Ing. Marco Caposciutti Direttore Tecnico di Trenitalia e dall’Ing. Vincenzo Macello Responsabile Direzione Investimenti di Rete Ferroviaria Italiana, le locomotive e i vagoni storici non sono solo pezzi da museo, ma continuano a vivere attraverso viaggi ed esperienze che permettono di riscoprire la bellezza e il fascino della ferrovia, in un dialogo costante tra passato e presente.
Tra le importanti iniziative, spunta “Binari senza tempo”, un progetto pensato per dare nuova vita a dieci linee ferroviarie che attraversano la provincia italiana, creando una formula innovativa di turismo ferroviario. Si tratta di circa 600 km di strada ferrata caduti in secondo piano perché poco appetibili per il trasporto regolare di persone e merci, ma che hanno ancora molto da offrire: percorrendo il loro tracciato si possono ammirare panorami unici, in zone d’Italia da riscoprire e aprire al turismo.
Credits immagini: Fondazione Ferrovie dello Stato Italiane
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