Smartphone e social per bambini e ragazzi: divieti e restrizioni

studenti a scuola utilizzano smartphone

Il dibattito sull'uso di smartphone e social media da parte di bambini e ragazzi è acceso non solo in Italia: le decisioni prese a livello internazionale e le iniziative intraprese da alcune piattaforme social

In queste settimane, sull’onda delle decisioni del Ministro Valditara di vietare l’utilizzo degli smartphone a scuola per gli studenti fino alla scuola secondaria di primo grado, sono aumentate le firme all'appello del pedagogista Daniele Novara e dello psicoterapeuta Alberto Pellai di chiedere al governo di “bloccare” lo smartphone a tutti i bambini e ragazzi under 14 e i social agli under 16.

Attualmente, secondo il decreto legislativo 101 del 2018, in Italia l'età minima per iscriversi ai social è fissata a 14 anni, con una tolleranza per i minori di 13 anni, purché vi sia il consenso esplicito dei genitori. Tuttavia, questo requisito è spesso disatteso, e molti ragazzi riescono a registrarsi senza che vi sia un'effettiva verifica dell'età, circostanza che evidenzia la necessità di migliorare i controlli e rafforzare le normative esistenti.

La petizione è stata presentata in Senato lo scorso 25 settembre, dove il pedagogista ha definito il perimetro della richiesta: “Diamo ai genitori e agli insegnanti non delle proibizioni, ma un quadro normativo chiaro che permetta loro di educare i figli anche all’uso delle tecnologie, perché questo è l’obiettivo comune.

Molti personaggi illustri del mondo della medicina, ma anche dello spettacolo hanno aderito a questa causa avvalendosi soprattutto di recenti studi che dimostrerebbero come l’uso eccessivo del telefono cellulare sia collegato a una riduzione del rendimento scolastico e della capacità di concentrazione, oltre ad avere effetti negativi sulla stabilità emotiva dei bambini, aumentando il rischio di isolamento, di allontanamento dalla realtà e di dipendenza. Senza considerare gli effetti disastrosi del dilagante fenomeno del cyberbullismo e i numerosi pericoli della rete quando si apre un account social.

Si tratta dunque di un tema divisivo.

Sebbene sia generalmente accettato che l’uso eccessivo di questo strumento abbia effetti negativi c’è chi ritiene che il divieto assoluto non sia la soluzione migliore. Al contrario, una misura così rigida rischierebbe di generare un paradosso. La digitalizzazione ormai fa parte della nostra società anche in quelle azioni che fino a pochi anni fa erano “analogiche” come fare la spesa, leggere un quotidiano o un libro, organizzare riunioni di lavoro fino a prendere un appuntamento dal medico al ritiro di un referto.

Noi adulti siamo i primi a non riuscire a stare senza “rete” e a scuola, sempre più spesso per favorire apprendimento e inclusione si ricorre a metodologie didattiche innovative. Di conseguenza il divieto rischia di essere scollegato dalla realtà e di non essere concretamente applicabile.

Anche nel resto del mondo si stanno cercando provvedimenti e soluzioni. 

Alcuni istituti scolastici americani hanno già attuato politiche restrittive in maniera autonoma e le istituzioni si stanno adeguando: 
Kathy Hochul, la governatrice dello Stato di New York, ha intenzione di vietare completamente l’uso di smartphone a scuola, perché li ritiene non solo causa di distrazione, ma anche di disturbi mentali.

In Cina, alla luce del suo sistema politico, il governo ha preso una posizione molto rigida, con norme che limitano drasticamente il tempo di utilizzo dei dispositivi per i giovani, in particolare per quanto riguarda i videogiochi e le app dei social media. Recentemente, è stato anche introdotto un sistema che obbliga le piattaforme a verificare l'età degli utenti e a limitare l'accesso ai minori, gestendo centralmente i dati degli utenti più giovani. Il modello cinese si basa dunque su un sistema di identificazione nazionale che consente di monitorare e bloccare gli account dei minorenni.

In Australia si discute sull'importanza di regolamentare meglio l'accesso ai social media per i minori, con la partecipazione attiva dei giovani alle decisioni politiche, perché è stato riscontrato che la loro consapevolezza sulle questioni sociali legate a questo tema è molto elevata.
In Belgio, Francia, Olanda e Irlanda le scuole primaria e secondaria stanno già attuando delle politiche restrittive -alcune in maniera sperimentale, altre in maniera regolamentata- ormai da diverso tempo. 
Si sta quindi convergendo tutti verso un’unica direzione, ovvero quella di regolamentare tempi e modalità di utilizzo dei social e di internet in generale.

Le restrizioni delle piattaforme Instagram e Tik Tok

Se il mondo politico sta cominciando ora a interrogarsi e a cercare una risposta, il mondo tecnologico comincia già a prendere provvedimenti. 
Una prima risposta è arrivata dagli USA, dove dal prossimo anno inizierà la sperimentazione di restrizioni di Instagram per i profili dei ragazzi al di sotto dei 16 anni: si prevedrà un filtro più severo per impedire l’accesso ai contenuti sensibili, la possibilità di creare solo account privati, il monitoraggio della quantità di tempo di utilizzo del social preso in considerazione, la disattivazione automatica delle notifiche dalle 22 alle 7 del mattino, la possibilità di ricevere messaggi soltanto dai contatti. In altre parole, sembra che le protezioni stiano aumentando. E se si pensa di poter mentire sull’anno di nascita in fase di creazione dell’account, Meta assicura che verranno implementati degli step successivi di verifica che solleveranno degli alert qualora si accorgessero che l’utente sia un minore di 16 anni.

Ci si aspetta che queste limitazioni siano più efficaci di quelle che sono state pensate già dall’anno scorso da Tik Tok, social di tendenza soprattutto tra i giovanissimi.
Per questa piattaforma è in vigore il limite di tempo massimo di utilizzo a 60 minuti per gli account registrati a nome di un minore di 18 anni ed è stata ampliata la funzione di controllo parentale. Quando però si superano i limiti di tempo, si può facilmente aggirare le restrizioni rendendole di fatto inutili.

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