La sonda NASA Dart devia con successo l'asteroide Dimorphos. Lo spettacolo siderale catturato dal "fotoreporter" italiano Licia Cube
Alle 01.14 ora italiana del 26 settembre la sonda Dart della Nasa ha centrato l’asteroide Dimorphos. Obiettivo: deviarne la traiettoria, sperimentare nell’ambito della difesa planetaria, essere preparati alla peggiore delle ipotesi.
L’esperimento valuta infatti la capacità del sistema di proteggere la Terra da asteroidi in caso d’impatto nell’atmosfera. In quella porzione di cosmo, mentre la sonda Dart raggiungeva Dimorphos, si aggirava un terzo attore di nome Licia Cube. Irrompeva così questo sub satellite italiano, a far la sua parte nello spettacolo siderale di stanotte. Gestito e coordinato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), prodotto da Argotec, il nostro satellite era lì. Sospeso a meno di mille chilometri dal piccolo corpo celeste. Pronto a entrare in azione. Mancavano pochi minuti alla collisione quando finalmente entrava in scena, seguendo l’avvicinamento della sonda all’asteroide e regalando alla Terra il suo docufilm. Nel corso di un’ora, quello che sembrava un quadro astratto di stelle, col puntino bianco da deviare nella sua traiettoria, diventava sempre più concreto. Il puntino bianco si trasformava in un masso aspro. Assumeva un altro volto. Distante dalla Terra 13 milioni di chilometri eppure dettagliatissimo nelle immagini che rimandava Licia Cube.
Ore e poi minuti d’apnea nei centri di controllo. Ma poi la navicella spaziale ce la fa. Scontra con successo Dimorphos, “che ha le dimensioni di uno stadio di calcio”, chiarisce Lori Glaze, direttore della divisione di scienze planetarie della Nasa. E aggiunge: “Stiamo intraprendendo una nuova era, un’era in cui abbiamo potenzialmente la capacità di proteggerci da qualcosa come l’impatto di un asteroide pericoloso”. Dal centro di controllo di Torino seguiva la missione Simone Pirrotta, il responsabile della missione Licia Cube per l’Asi. Il sub satellite italiano inseguiva l’asteroide, e negli ultimi quattro minuti prima dell’impatto lo faceva attraverso l’imaging system, il sistema di controllo di assetto basato sulle immagini in tempo reale.
Indifferente e violenta non è solo la natura dal volto terragno e i capelli neri. Alzare gli occhi al cielo vuol dire sperare nelle stelle e scrutare – inconsapevoli – miliardi di pericoli. Matrigna la Terra, spietato il cielo. Lo sa chi col firmamento ha un rapporto meno romantico del nostro.
Il successo di Licia Cube – e i minuti di apnea – si trasformano quaggiù in fragori di battimani.
Questa notte era solo una prova. Un esperimento. Ed era un passo in più nella costruzione di uno scudo all’oscurità. Un passo per proteggerci dal cielo, perfido e bellissimo.
Dove le stelle abbracciano un mare di catastrofi nascoste. I romantici melanconici non si appassionano certo di esperimenti, ma semmai di epiloghi alla Lars Von Trier, col Tristano e Isotta di Wagner ad accompagnare lo schianto di corpi celesti contro la Terra.
Per fortuna – è il caso di dirlo – esistono anche i razionali, che alla meraviglia del disastro antepongono l’esperimento di un fotoreporter come Licia Cube. E non ascoltano Tristano e Isotta, ma l’eccitante applauso alla vita che continua.
Credits Copertina: NASA/Johns Hopkins/APL
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