L’ingegnere delle stelle. Ritratto di Giuseppe Cataldo
C’è uno scienziato italiano nel team di progettazione del James Webb Telescope e nel programma per la costruzione di una capsula della Missione Mars Simple Return che partirà nel 2026.
È Giuseppe Cataldo e la sua è una storia di frontiera come quelle che piacevano ai fisici di Helgoland: pionieri che prima scrutano il cielo a occhio nudo e poi lo traducono in formule. Giuseppe Cataldo ha guardato a lungo il cielo di Lizzano, il suo paesino in Puglia e poi è partito per studiare Ingegneria Aeronautica al Politecnico di Torino, Ingegneria Aerospaziale al Politecnico di Milano e a Tolosa. Una borsa di studio dell’ESA per la NASA Academy lo porta negli Stati Uniti e nel 2010 nel gruppo del premio Nobel John Mather, il papà di Webb. Un curriculum di studi pregiato: quattro lauree, un dottorato al MIT, un numero importante di pubblicazioni e progetti sull’Astronomia e Strumentazione infrarossa e sulle origini dell’universo primordiale.
Unico italiano ad aver ricevuto nel 2017 la medaglia NASA Early Career Public Achievement, NASA Group Achievement Award e nel 2020 Goddard Engineering Team Award per il lavoro su Webb. L’ultimo riconoscimento è il Nasa Goddard Sciences & Exploration Directorate Mentoring Award.
Concentrazione, determinazione e desiderio sono le parole chiave per raccontare la storia di uno scienziato che a soli 36 anni si trova ai vertici dei programmi aerospaziali della Nasa. Per il progetto Mars Simple Return, cui collabora anche Leonardo, il team di Cataldo studia l’eventuale presenza di microrganismi nei campioni raccolti su Marte: il rischio che vi sia una contaminazione nell’ambiente terrestre potrebbe rinviarne di molti anni l’apertura, quando vi saranno strumentazioni più sofisticate. Per l’uomo che ha costruito i modelli matematici per il Telescopio Webb è l’ultima sfida. Sfida che parte dalla teoria che sul pianeta rosso vi sia stata vita come attestano i rilievi sul cratere Jezero.
Chi pensa che Giuseppe Cataldo sia un cervello in fuga forse sbaglia. Cataldo non ha rotto i ponti con l’Italia: quando è stato lanciato James Webb ne ha voluto vedere la partenza da Milano.
L’attività di divulgatore lo porta spesso a incontrare studenti italiani cui insegna l’importanza di seguire i propri sogni. L’aneddotica vuole che per concentrarsi Cataldo suoni il violino -è appassionato di Bach e Paganini- e corre tra i boschi. Un ritratto quasi scapigliato per l’ingegnere delle stelle, come qualcuno lo chiama. Meccanico, magari, gli piacerebbe di più, per come intende, da galileano, il suo lavoro “sporcarsi le mani con gli strumenti”.
La prossima settimana Cataldo sarà tra gli speaker di Italian Tech Week 2022, per raccontare le meraviglie che ci arrivano dalle stelle più antiche, le cui immagini inviate a luglio dal Webb Telescope hanno sbalordito per la loro bellezza: galassie fluttuanti come sacche amniotiche per vite ancora a venire. Chi traffica con la poesia può immaginare l’universo come lo spartito di un dio musico. Sarebbe curioso se a quel dio piacesse suonare il violino.
Credits Copertina: NASA's James Webb Space Telescope
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