11.12.2020 Gaetano Manfredi

La ricerca scientifica di qualità oggi è pronta ad aprire le porte al mondo produttivo 

Sull’Italia permane un pregiudizio sulla sua capacità di produrre grandi risultati in ambito scientifico.

Tuttavia la nostra storia è piena di geni – da Leonardo a Marconi, da Galileo a Fermi - capaci di innovare il mondo e di portarlo dentro il futuro. E ora? Come siamo messi in Italia davanti alle accelerazioni imposte dal Covid?

Per poter rispondere occorre una premessa. L’innovazione tecnologica e la ricerca applicata hanno vissuto negli ultimi anni repentine accelerazioni in molti ambiti scientifici. La maturità tecnologica delle iniziative di ricerca cresce oggi molto più velocemente che in passato, spesso bruciando le tappe al punto che idee di ricerca si trasformano in tempi relativamente brevi in applicazioni concrete disponibili sul mercato. Ciò accade in tanti settori produttivi, dalle biotecnologie alla meccanica, all’aerospazio, alle telecomunicazioni, in molti per effetto delle innovazioni digitali, ma non solo. La produttività della ricerca su scala globale, misurata in termini di brevetti, di applicazioni sul mercato, di valore economico delle stesse applicazioni è in forte crescita, ma maggiore produttività implica maggiore competitività tra università, tra imprese, tra paesi, tra contesti economici. Come sopravvivere a tutto ciò? Dopo l’emergenza-Covid, come può il sistema Italia con le sue imprese, le sue università, i suoi centri di ricerca, restare protagonista e non perdere posizioni?

Innanzitutto, con una visione di lungo termine. Il sistema della ricerca va supportato e finanziato adeguatamente affinché si mantenga produttivo, all’altezza di quanto riescono a fare gli altri paesi avanzati. L’investimento in formazione e ricerca è, come sempre detto, un investimento per il futuro del paese e della società. La novità rispetto a questa ovvia considerazione sta nel fatto che il futuro è più vicino. Gli effetti positivi o negativi, frutto di un adeguato o non adeguato finanziamento del mondo della ricerca si vedono prima, proprio per effetto della celerità del cambiamento che investe molti ambiti produttivi. La trasmissione che congiunge la ricerca al mondo produttivo è oggi più corta che mai. Ma una visione di lungo periodo adeguata occorre anche per orientare la ricerca a servizio della società, rafforzandone il benessere attuale e la resilienza, ovvero la capacità di fronteggiare shock esterni; e ciò passa dal potenziare le competenze e le capacità in determinati ambiti, in termini di produzione e capacità tecnologica. 

La dipendenza tecnologica da altri paesi può essere un elemento di fragilità, che la ricerca deve contribuire a minimizzare, rispetto alle tecnologie attuali ed a quelle future.