Mission to Mars: Musk e Nasa primatisti. L’Italia progetta la casa lunare
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Le missioni Artemis puntano a realizzare una base lunare che potrà poi essere sfruttata come trampolino verso Marte
I primi passi verso Marte sono iniziati nel 1877 per merito di Giovanni Virginio Schiaparelli, noto astronomo che, con il telescopio dell’Osservatorio Astronomico di Brera, iniziò a cartografarne la superficie, identificando 62 particolari e, tramite una serie di calcoli, ne assegnò valori di longitudine e latitudine.
Non più di una dozzina di anni fa, venne offerta la possibilità di trasferire il proprio domicilio su Marte. Il progetto ambizioso si chiamava "Mars One", proposto e guidato dal ricercatore olandese Bas Lansdorp, con l'intento di stabilire una colonia umana permanente sul pianeta rosso. Pianificato per il 2023, il progetto prevedeva di inviare astronauti volontari in un viaggio interplanetario di sola andata.
Il piano prevedeva di stabilire un satellite per le telecomunicazioni nell'orbita di Marte e, dopo alcuni altri passaggi intermedi, avrebbe dovuto inviare esseri umani per stabilire una colonia permanente nel 2025. Il progetto ha incontrato numerosi ostacoli soprattutto finanziari ed ha suscitato non pochi dubbi circa la sua serietà. Nel 2019, Mars One è stato dichiarato fallito.
Ora i tempi sembrano essere maturi. Le missioni Artemis della NASA sono nate con l’obiettivo di prevedere stabilmente una presenza autosufficiente sulla Luna, gettare le basi per permettere a società private di costruire un'economia lunare e, infine, mandare gli umani su Marte.
Parallelamente ad Artemis, le innovazioni disruptive di SpaceX hanno aumentato le possibilità di riuscita della nascita di “colonie interplanetarie”. Elon Musk – tanto per citarne uno – attraverso il suo social X, torna ad affrontare il tema, annunciando che si sta lavorando all’invio di un milione di persone sul pianeta rosso. La tecnologia eletta a adempiere questo compito avveniristico, è la “Starship”, una navicella di 50 metri di altezza e 9 metri di diametro, capace di contenere per ogni viaggio un equipaggio di 100 persone e 100 tonnellate di materiali, a fronte di 1200 tonnellate di propellente, con una stima dei tempi di percorrenza, non inferiori ai 30 mesi per un viaggio di andata e ritorno.
Ma chi potrà salire a bordo? Sarà necessario reclutare e addestrare un equipaggio capace di vivere in condizioni molto diverse dalla Terra, con risorse limitate, affrontare emergenze di ogni tipo, ritardi comunicativi, stress ambientale e psicologico. In tal senso, la NASA ha avviato il progetto Chapea (Crew Health and Performance Exploration Analog). Il campo di addestramento si chiama “Mars Dune Alpha” ed è stato allestito all’interno del Johnson Space Center di Houston. Tramite delle stampe 3D e della sabbia rossa, è stato riprodotto un paesaggio marziano. Come accadeva nel film di fantascienza “Mission to Mars”, le colonie sono organizzate in ambienti personali, aree comuni e serre dove poter coltivare il cibo. Il primo addestramento è iniziato a giugno 2023 ed ha una durata complessiva di 52 settimane. È composto da un team variegato di tecnici: l’esperta di medicina Kelly Haston, la microbiologa Anca Selariu, l’ingegnere Ross Brockwell e l’esperto di medicina d’urgenza Nathan Jones. Tutti gli aggiornamenti dell’addestramento sono diffusi attraverso il podcast della NASA “Houston we have a problem”. Per chi volesse candidarsi per la seconda edizione, c’è tempo fino al 2 aprile per presentare la domanda e raccogliere l’eredità della prima squadra che dovrebbe completare la simulazione il 6 luglio (Link candidature 2024).
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Foto di NASA su Unsplash
Sulle future colonie spaziali, anche l’Italia ricopre un posto da protagonista con un progetto pionieristico e che passerà agli annali, la costruzione della “casa sulla Luna” allo scopo di creare una base stabile sul satellite, in prospettiva dei viaggi su Marte. In tal senso, la partecipata di Leonardo (33%) Thales Alenia Space ha costituito un accordo con l’ASI-Agenzia Spaziale Italiana, ALTEC-Aerospace Logistics Technology Engineering Company ed un consorzio composto da grandi piccole e medie imprese della filiera nazionale, per la realizzazione del Multi-Purpose Habitat (Mph). Il centro produttivo è affidato al polo di eccellenza dello stabilimento ALTEC di Torino.
Ma la questione che affascina tutti da sempre e che è stata oggetto di mistero e produzioni cinematografiche resta sempre cercare di capire se c’è stata o c’è vita oltre la Terra.
In tal senso, la missione Exo Mars Rosalind Franklin (guidata dall’ESA insieme all’Agenzia Spaziale Russa Roscosmos e con il contributo della NASA) in programma nel 2028, mira a scoprire questo. Difatti Thales Alenia Space, ASI e ALTEC, insieme all’ESA – European Space Agency, hanno sviluppato, sempre nello stabilimento ALTEC di Torino, il ROCC – Rover Operation Control Center, che si occuperà del controllo del rover di volo della missione Exo Mars “Rosalind Franklin” sulla superficie marziana.
Attualmente sono in corso, sempre presso il ROCC, i test del Ground Test Model (GTM) (il gemello di Rosalind Franklin). In particolare, il “rover di test” sta verificando le effettive capacità di movimento su terreni ostili e utilizzerà nuove tecniche di guida, tra cui la camminata su ruote per superare terreni difficili, nonché software di navigazione autonoma. Dotato di una trivella (sviluppata da Leonardo), è riuscito a prelevare un campione a 2mt di profondità e lo ha depositato nel laboratorio analitico del rover. Sono state inoltre eseguite e completate le operazioni di manutenzione e calibrazione degli strumenti scientifici della piattaforma russa “Kazachok” e si sta procedendo alla complessa verifica di tutte le funzioni dello Spacecraft.
Credits Copertina: Sam Wermut su Unsplash
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