Smartphone e social sotto accusa, le nuove misure per salvaguardare i bambini
Mentre la Commissione Europea apre un nuovo procedimento contro Meta e Tik Tok il Regno Unito pensa di ritardare per legge l’accesso agli smartphone, la Florida l’ha già fatto, e New York diventa il settimo Stato Usa a vietare la profilazione dei minori e ridurre così la dipendenza da social
Smartphone sotto accusa. Sono loro la porta di ingresso di bambini e adolescenti nel magico mondo di internet, dei social e di quella profilazione che ne consegue, e che oggi è ritenuta causa di danni psicologici per i minori: genera dipendenza proponendo e riproponendo proprio quello che più ci piace in quel momento, ci inscatola e ci lega a doppio filo. Specie se siamo fragili come la mente di un bambino o di una adolescente. Per questo (e altro ancora) la Commissione europea porta avanti in questi giorni il suo secondo procedimento contro i social,
lo Stato di New York è appena diventato il settimo Stato americano a bandire l’algoritmo che profila i minori sui social, la Florida si appella ai genitori e li obbliga a un doppio consenso, scritto, per consentire a un under16 anni di aprire un account social.
Più vicino a noi, il Regno Unito lavora per vietare gli smartphone ai minori di 16 anni. Misure preventive sono già state adottate dai vari social, e via via vengono implementate nuove soluzioni. Laura Bononcini, Public Policy Director Southern Europe di Meta, ci racconta l'impegno dell'azienda creata da Mark Zuckerberg per offrire ai più giovani un’esperienza adatta alla loro età.
Londra è partita da dati drammatici, contenuti in un rapporto (qui) che vede: un aumento del 52% del tempo trascorso davanti allo schermo dei bambini tra il 2020 e il 2022; il 25% dei minori (1 su 4) che utilizza il proprio smartphone in modo dipendente e il 79% che attraverso il telefono ha guardato materiale pornografico violento prima dei 18 anni.
La proposta della Commissione per l’istruzione della Camera dei Comuni ha trovato favorevoli i genitori oltre ogni aspettativa, lasciando il sospetto che la diffusione del mezzo tra i bambini sia ormai tale da non consentire loro una libera scelta. Se tutti lo usano o lo possiedono, infatti, diventa pressocché impossibile isolare il proprio figlio dal suo contesto sociale.
Di fatti, (dati Parentkind) quattro genitori su cinque ritengono che gli smartphone siano “dannosi” per i bambini e i giovani, ma, proprio come in Italia, anche nel Regno Unito quasi tutti i bambini possiedono un telefono entro i 12 anni, e la stragrande maggioranza lo ottiene a 10/11.
“In Italia il 78,3% di bambini tra gli 11 e i 13 anni utilizza internet tutti i giorni e lo fa soprattutto attraverso lo smartphone (dati Save the Children). Essere “sempre online” è la norma per chattare, postare, commentare e costruire la propria identità. Per la maggior parte di loro Internet è disponibile 24 ore su 24 anche per usare i social network, come ad esempio WhatsApp, particolarmente forte tra i compagni di classe alle elementari. Di qui un dato preoccupante: circa un quinto degli adolescenti ha contatti quotidiani con persone conosciute solo attraverso internet”. A darci il polso della situazione italiana, che non pare dissimile da quella oltremanica, è Giacomo Toffol, che da anni si occupa di queste tematiche per l’Associazione Culturale Pediatri (ACP). Tra gli altri rischi ricordiamo: iperattività, disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione, disturbi dell'umore e della regolazione delle emozioni, allontanamento dai rapporti sociali e minori capacità comunicative.
Non a casa, lo scorso 16 maggio la Commissione europea ha avviato un nuovo procedimento formale contro Facebook e Instagram per diverse presunte violazioni della legge sui servizi digitali (DSA). Questo solo pochi mesi dopo il processo (ennesimo) a New York contro Meta, sui danni indotti dai social ai minori negli Usa, e le scuse di Mark Zuckenberg. Ma ci risiamo. “La Commissione europea sta indagando sulle funzionalità, sui sistemi e sulle politiche di Facebook e Instagram relative ad alcune presunte violazioni legate al benessere mentale degli utenti e alla protezione dei minori – ci spiega Thomas Regnier, portavoce della Commissione in ambito Digital Economy, Research and Innovation -. Sospettiamo che Meta non abbia condotto a dovere la valutazione e l'attenuazione del rischio, cosa che invece le competerebbe; ma che, al contrario, le caratteristiche dei suoi sistemi contribuiscano a stimolare comportamenti di dipendenza, anche sfruttando le debolezze e l'inesperienza dei minori”. È la famigerata "tana del coniglio" algoritmica: contenuti dannosi proposti in modo ripetitivo, che potrebbero avere un grave impatto negativo sui minori e non solo. “La Commissione sospetta inoltre che Meta non abbia analizzato e valutato diligentemente il rischio che i minori di 13 anni accedano a Facebook e Instagram, e dubita che le misure di verifica dell'età in atto siano conformi allo standard richiesto dalla legge, mancando in ragionevolezza, proporzione ed efficacia”.
“Tra gli 11 e i 17 anni fanno uso “problematico o rischioso” dei social il 17% delle femmine e il 10,3% dei maschi (studio HBSC) - continua Toffol -. Tra le 15enni, la prevalenza supera il 20% e il trend è in aumento”.
Come detto, tra i comportamenti più a rischio c’è il contatto online con amici mai visti di persona, “fenomeno che raddoppia nel passaggio dagli 11 ai 13 anni”, prosegue Toffol “e partecipa a determinare ansia, depressione e sintomi fisici.
In particolare, ansia di accedere ai social associata a una decisa volontà di passarci sempre più tempo, sintomi di astinenza se offline, difficoltà nel controllo del tempo, tendenza a trascurare altre attività. Ne seguono menzogne e litigi con i genitori, e problemi relazionali con le altre persone”. Vanno poi ricordati cyberbullismo e sexting, di cui si dichiarano vittime, sempre secondo i dati raccolti dall’HBSC, più del 10% dei ragazzi e delle ragazze.
“Sulla base di questi dati, sembra che la proposta di proibire il possesso di un cellulare fino all’età di 16 anni non sia del tutto esagerata – conclude Toffol -. Ricordiamo che il possesso di un cellulare è il requisito indispensabile per accedere ai social e che il regolamento generale dell'UE sulla protezione dei dati (GDPR) prevede già l’età minima dei 16 anni per iscriversi a qualsiasi servizio online, anche se attualmente gli Stati possono abbassare questa età”. In Italia ad esempio questo limite è fissato a 14 anni, nel Regno Unito al momento a 13, ma il problema è anche che nessuno lo rispetta. Eppure è raro che si guidi un’auto o si acceda al voto prima dei 18 anni, mentre riuscire a comprare alcolici o sigarette per i minori sta progressivamente diventando sempre più difficile. Anche le regolamentazioni per il consenso digitale potrebbero quindi farsi - volendo - più stringenti. La Florida, per esempio, ha disposto di recente la cancellazione di tutti i profili dei minori di 14 anni, e nella fascia 14/16 anni serve il consenso scritto di entrambi i genitori per poter aprire un account.
“In Italia ci sono già alle elementari bambini che raccolgono migliaia di follower su TikTok o Instagram”, ricorda Toffol, e si fa fatica a credere che possano sfuggire a un controllo reale da parte di Meta e TikTok. Vedremo l’esito di questa seconda indagine aperta dalla Commissione europea, ma forse “l’unico rimedio per evitare questi accessi, con tutti i rischi connessi, potrebbe essere proprio quello di vietare il possesso dei cellulari fino ai 16 anni, associandovi un’attività informativa ed educativa verso ragazzi e genitori”.
Dal canto suo, Meta garantisce di fare tutto il possibile. “Vogliamo offrire ai giovani un’esperienza sulle nostre piattaforme adatta alla loro età.
Su Instagram, i giovani tra i 13 e i 18 anni vivono un’esperienza diversa rispetto a quella delle persone maggiorenni, poiché applichiamo loro maggiori restrizioni. Ad esempio, impostiamo di default i loro account come privati quando si iscrivono a Instagram; limitiamo la quantità di contenuti potenzialmente sensibili che possono vedere in Esplora, Cerca e su Reels; disattiviamo di default la geolocalizzazione; non consentiamo a persone con cui non sono in contatto di raggiungerli via DM (messaggio diretto, ndr); inviamo delle notifiche per ricordare loro di prendersi una pausa quando trascorrono troppo tempo sulla piattaforma. Questi sono solo alcuni esempi degli sforzi che poniamo nella tutela dei minori, un impegno che per noi è costante e per cui ci confrontiamo costantemente con esperti che possono aiutarci nel comprendere i meccanismi che interessano i più giovani, affinché si possano studiare soluzioni sempre più indicate da implementare sulle nostre piattaforme”, ci ha spiegato Laura Bononcini di Meta.
Per completare il quadro, la Commissione europea affronta anche la questione privacy, sicurezza e protezione. “In particolare – spiega Regnier -, sospettiamo irregolarità nel modo con cui Facebook e Instagram consigliano nuovi contenuti o persone”. Un giro di vite già effettivo negli Stati Uniti: lo Stato di New York ha appena vietato la profilazione dei minori di 18 anni sulle piattaforme social, ed è già il settimo Stato Usa a stabilirlo. Tra gli altri, ne ha espresso soddisfazione Jack Dorsey, cofondatore di Twitter, che ha detto: “Penso che il vero dibattito sui social dovrebbe riguardare il libero arbitrio, ormai minacciato dalla dipendenza delle persone dai social network”. Elon Musk ha rincarato commentando “Sì, Jack ha ragione” su X, l’ex Twitter che Musk ha comprato da Dorsey per 44 miliardi nel 2022, e che pochi giorni fa ha ufficialmente aperto a contenuti pornografici.
Dobbiamo aspettarci qualcosa di decisivo dall’azione intrapresa dalla Commissione europea? Difficilmente. Non esiste un limite temporale per i procedimenti formali. E poi “in caso di decisione di non conformità, – ci spiega Regnier - può imporre sanzioni fino al 6% del fatturato mondiale annuo del fornitore di servizi”. Ma difficilmente questo potrebbe intaccare un’attività che, come ha rivelato una ricerca dell'Università di Harvard, porta enormi guadagni proprio grazie alla profilazione dei dati dei minori. Le sei maggiori piattaforme hanno contato ricavi pari a 11 miliardi di dollari nel 2022, ma al costo “di una vera e propria crisi di salute mentale che stanno attraversando i nostri figli”, ha detto la procuratrice generale Letitia James, nel motivare la scelta dello Stato di New York di bloccare gli algoritmi di profilazione, almeno sui minori.
Ogni Stato insomma dovrebbe darsi da fare per trovare un modo per fissare regole chiare e rispettate, anche considerato che “quando si tratta di servizi della società dell'informazione offerti direttamente al bambino – ricorda Regnier -, il GDPR prevede che il consenso al trattamento dei dati debba essere prestato o autorizzato dal titolare della responsabilità genitoriale”. Quel che è certo è che “quello della sicurezza e del benessere dei giovani sulle piattaforme social è un tema che continuerà ad essere di fondamentale importanza”, come ricorda Laura Bononcini, “assicurando che Meta continuerà a lavorare per rendere le piattaforme “un luogo sicuro e fare in modo che fungano allo scopo positivo per cui sono nate: esprimere se stessi, condividere momenti, scoprire il mondo che ci circonda e connettersi con le altre persone”.
Credits Copertina: Canva.com @blueorangestudio
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