AI
20.05.2024 Antonio Santamato

Giornalismo e intelligenza artificiale: come far funzionare un matrimonio difficile

Privacy, deontologia, futuro della democrazia. Cosa succede alla società se l’AI prende il posto del giornalista? Ne abbiamo parlato con 5 esperti

Quando parliamo di intelligenza artificiale (AI) si sollevano diversi interrogativi su come questa tecnologia rivoluzionerà il mondo del lavoro. C’è un settore che sicuramente è più legato di altri alle nostre democrazie: quello del giornalismo

Cosa succede se l’intelligenza artificiale diventa strumento indispensabile del giornalista? Quali conseguenze possono esserci per la professione e per la società, in generale?

L'intelligenza artificiale si configura così come un potente strumento per analizzare enormi quantità di dati in tempo reale, individuare tendenze emergenti, ottimizzare i processi editoriali. Una tecnologia che offre ai giornalisti di risparmiare tempo sulle mansioni ripetitive, ma anche di adattare i contenuti in base alle preferenze del pubblico. Tuttavia, la questione sta sollevando polemiche sulla trasparenza nell’utilizzo degli algoritmi, la protezione della privacy e il mantenimento della qualità - ma anche dell'equità - nell'informazione.

“Le regole deontologiche di un giornalista sono tutte toccate dall’AI – afferma Ginevra Cerrina Feroni, vicepresidente del Garante della Privacy -. Penso al tema delle fonti, la qualità del dato immesso, la rettifica. È una sfida enorme per i giornalisti e ovviamente al fondo di tutto c’è la protezione dei dati personali, la linea rossa che mette insieme tutte le attività del giornalismo. Attualmente c’è un’importante interlocuzione con l’Ordine dei Giornalisti e l’Autorità Privacy proprio per l’aggiornamento del codice deontologico”.

 

Insomma, il tema è sicuramente delicato. La paura di essere sostituiti del tutto dalla macchina certamente eccessiva. Dov’è e quanto è labile il confine tra quello che si può accettare dalla macchina e quello che bisognerà per forza fare con l’intelligenza umana?

Secondo Flavia Trupia, docente e autrice di “Viva la Retorica Sempre” (Edizioni Piemme), il tema non è solo verificare la fonte o cancellare le “allucinazioni” dell’AI, quanto dare forza alle parole: “Sicuramente l’intelligenza artificiale ci aiuterà nel trovare risposte rapide perché ha una velocità che il cervello umano, anche se dovessimo prendere un bidone di eccitanti, non riuscirebbe mai ad avere. È anche vero però che l’AI non ha quella profondità che ha il cervello umano”.

Non ha la profondità che ha il cervello umano. L’intelligenza artificiale però può aiutarci a fare cose inimmaginabili, come parlare in tutte le lingue del mondo. “La tecnologia generativa di ReAvat consente, ad esempio, di catturare video e audio di una persona per farla parlare in tutte le lingue del mondo. È un modo particolare con cui l’AI riesce ad abbattere le barriere dello scambio culturale”, conferma ai nostri microfoni Nicola Grandis, Ceo di ASC27.

prompt

Credits: Canva.com @Supatman @gettyimages

Alla base di tutto c’è il prompt: un’istruzione fornita al sistema di intelligenza artificiale per dare indicazioni su ciò che deve poi generare. Un buon prompt è il punto di partenza per una buona risposta dell'AI. Da “cogito ergo sum” (penso dunque sono) a “prompt ergo sum”, il passo può essere però troppo breve.

“Nessun giornalista sogna di alzarsi la mattina per fare la parafrasi di un comunicato stampa, ma sogna di fare inchiesta – afferma Federico Morgantini, autore di “ChatGPT. L’inizio di una nuova era” (Kenness) -. Sistemi di intelligenza artificiale generativa potranno sostituire il giornalista principiante ma non quello che fa interviste o approfondimento”.

Se è assodato che l’intelligenza artificiale è uno strumento tra gli strumenti, utilissimo ma ancora non in grado di fare tutto completamente da solo, ci si interroga invece sulla nuova funzione della professione giornalistica in questo contesto. Ce lo spiega in maniera molto chiara Alessia Pizzi, autrice del report "Giornalismo e Intelligenza Artificiale” dell'Ordine dei Giornalisti: quello del giornalista “è un ruolo necessario come conoscitori e supervisori delle tecniche e degli strumenti che servono a delegare alla macchina le attività più operative, in modo tale che i giornalisti stessi possano concentrarsi su quello che la macchina non può fare, ovvero tirare fuori il proprio genio creativo e continuare ad avere un contatto con i lettori. I capisaldi del giornalismo restano sempre gli stessi, con o senza intelligenza artificiale, quindi rispetto e trasparenza nei confronti dei lettori”.

 

Credits Copertina: Midjourney Bot @dpotente.ai